mercoledì 11 maggio 2011

Le Correzioni - Jonathan Franzen

Non senza un briciolo di vergogna ammetto di essere una dei pochi ad aver letto 'Libertà', l'ultimo romanzo di Jonathan Franzen, senza aver prima letto 'Le Correzioni', il romanzo vincitore dei National Book Awards for Fiction nel 2001 e del James Tait Black Memorial Prize for Fiction nel 2002 nonchè finalista del Premio Pulitzer e del PEN/Faulkner nello stesso anno, che nel 2001 ha consacrato l'autore nell'olimpo letterario americano. Quando nel 2002 'Le Correzioni' fu pubblicato in Italia da Einaudi, critica e lettori ne tessero le lodi ed io, ora posso dire, scioccamente, ne presi le distanze perchè spesso i miei gusti non coincidono con quelli dei più e temevo che le mie aspettative venissero deluse, come più di una volta mi è accaduto con famosi best sellers. Nove anni dopo, sull'onda dell'entusiasmo per 'Libertà', ho voluto riparare al mio errore di valutazione iniziale, correndo ad acquistare e a leggere 'Le Correzioni'.
Che cosa Jonathan Franzen intenda con il termine correzioni si intuisce dalla copertina (mi riferisco all'edizione Super ET di Einaudi): un bimbo di pochi anni, biondo, ben vestito e presumibilmente di estrazione borghese, sta compostamente seduto dinnanzi ad una tavola impeccabilmente apparecchiata. Il suo sguardo è tra l'intimorito ed il contrito, le braccia sono lungo i fianchi: non sta mangiando. L'immagine è evocativa dell'episodio del romanzo in cui Chipper, detto Chip, il secondogenito della famiglia Lambert, protagonista del romanzo, viene per punizione lasciato a tavola finchè non abbia consumato una cena che lo disgusta e che non intende mangiare, finchè, più di tre ore dopo, suo padre Alfred lo trova addormentato con la faccia sulla tovaglietta e lo mette a letto.
'Si poteva anche schiaffeggiarlo sul polso per quelle parole, ma poi le avrebbe dette con la faccia, e si poteva anche sculacciarlo perchè faceva le smorfie, ma poi avrebbe parlato con gli occhi, e la correzione aveva dei limiti: non c'era modo, alla fine, di penetrare dietro quelle iridi azzurre ed estirparne il disgusto'.
Le correzioni sono in primis le correzioni ad un comportamento che devia dal 'giusto' secondo i valori del dopoguerra americano e del puritano Midwest. Secondo questi valori, la misura della bontà di una scelta o di un comportamento è l'entità del successo che ne deriva. Chi devìa dalla strada maestra, in qualsivoglia ambito, scolastico, professionale, sessuale, deve subire una correzione. Il fallimento non è tollerato nè perdonato. Oggetto della correzione da parte di Alfred Lambert ma soprattutto di sua moglie Enid sono i loro tre figli, Gary, Chipper e Denise. Alfred, ingegnere settantenne in pensione dalla Midland Pacific Railroad, è un uomo reazionario, fatalista e disciplinato che 'con la sua timidezza, con la sua formalità e le sue collere tiranniche, proteggeva così fieramente la propria interiorità che (...) il più grande favore che si potesse fargli era rispettare la sua privacy'. 'La strana verità su Alfred era che l'amore, per lui, non era questione di avvicinarsi ma di tenersi a distanza'. Infatti l'indole di Gary e Chip bambini 'li avrebbe spinti ad abbracciarlo, ma quell'indole era stata corretta. Rimasero in piedi ad aspettare, come subordinati, che il capo parlasse'. Se Alfred nella sua ansia di correzione è un capo che urla e punisce, il mondo di Enid, la guerrigliera di casa, è 'un miracolo di perbenismo'. Poichè 'i suoi figli volevano cose completamente e vergognosamente diverse, non volevano cioè le stesse cose che volevano lei e tutti i suoi amici e tutti i loro figli', poichè 'i suoi figli non erano intonati all'ambiente' necessitavano di correzioni. 'Ogni giorno Enid si sforzava di ripulire la dizione, lisciare le maniere e sbiancare i principi dei bambini, e tutti i giorni affrontava un'altra pila di biancheria sporca e sgualcita'. La grande verità sottesa a questo nevrotico ed ossessivo comportamento di Enid è che la correzione è per sua natura stessa fallimentare: ciò che la rende possibile è anche ciò che la condanna all'insuccesso. Non è un caso che la vicenda si svolga nel Midwest, a St. Jude: la località prende infatti il nome dal santo patrono delle cause perse. E' riduttivo, dunque, considerare le correzioni solo come l'educazione e la disciplina impartiti ai figli: le correzioni sono anche e soprattutto il particolare punto di vista ed atteggiamento di Enid. La signora Lambert, infatti, perpetuando l'illusione di aver capito che cosa non funziona nelle cose e nelle persone, tende a 'correggere' le cose e le persone che deviano dal giusto o da quello che lei ritiene essere giusto, nell'erronea convinzione e speranza di poter cambiare la realtà. Enid travisa i fatti e li legge sempre secondo le proprie speranze ed i propri desideri. Ad esempio, se Chip dice di lavorare gratuitamente allo sconosciuto Warren Street Journal, Enid capisce che egli è un dipendente del molto più noto e prestigioso 'Wall Street Journal' e si vanta con amici e conoscenti del successo del figlio.
'Tutte le correzioni di Enid erano state inutili. (Alfred) era testardo come il giorno in cui l'aveva incontrato. E tuttavia quando morì, dopo averlo baciato sulla fronte ed essere uscita con Denise e Gary nella tiepida notte di primavera, Enid sentì che niente poteva uccidere la sua speranza, niente. Aveva settantacinque anni e intendeva cambiare alcune cose nella sua vita.'
I figli di Alfred ed Enid condannano e mal sopportano il comportamento della madre ma senza accorgersene sembrano anch'essi averlo fatto proprio, manifestando anche a se stessi l'entità della correzione subita. Gary, che dirige l'ufficio titoli alla Centrust Bank, sposato con Caroline e padre di tre figli, è un rigoroso materialista che non vuole arrendersi alla realtà dei fatti, allo stallo del proprio matrimonio e della propria carriera. Depresso, pensieroso, sospettoso ed ossessivo, vuole convincersi che nella sua vita tutto vada bene. 'Tutta la sua esistenza era costruita come una correzione di quella di suo padre', che si era dedicato al lavoro trascurando moglie e figli. Gary, che aveva come unica ambizione quella di evitare gli errori del padre, finisce per trascurare la carriera, accontentandosi di un lavoro senza infamia e senza lode e, pur trascorrendo parecchio tempo a casa, non riesce a relazionarsi con successo con moglie e figli. Chip è l'intellettuale della famiglia ma, dopo aver perso la cattedra di manufatti testuali nella facoltà dove insegnava nel Connecticut a causa di un reato di natura sessuale nei confronti di una studentessa, vive a New York dove collabora gratuitamente con un giornale alternativo e lavora ad una sceneggiatura intitolata 'La Porpora Accademica' alla quale apporta infinite correzioni senza mai riuscire a pubblicarla. Denise era 'una bambina nata in una famiglia così bramosa di una figlia che che l'avrebbe mangiata se non fosse fuggita. Nell'ansia di fuggire aveva accettato ogni rifugio temporaneo che era riuscita a trovare: una carriera come cuoca, un matrimonio con Emile Berger, una vita da vecchia a Philadelphia, una relazione con Robin Passafaro. Ma naturalmente quei rifugi alla lunga non avevano funzionato' anche se Denise, chef dalla sessualità incerta ed irrisolta, rimane sempre convinta che 'questa volta sarà diverso'.
Jonathan Franzen guarda con disincanto la società americana di cui la famiglia Lambert è paradigma e la sua denuncia sociale riguarda molti mali della cultura del suo paese e del mondo occidentale più in generale, come il consumismo, la dipendenza e l'abuso di farmaci, l'intolleranza verso il diverso, il forte individualismo. Franzen indaga l'animo del singolo e la società americana in un romanzo di straordinaria forza narrativa. Un futuro classico moderno che non deve mancare nella libreria.

www.nationalbook.org
www.ed.ac.uk/about/people
www.penfaulkner.org
www.pulitzer.org

martedì 19 aprile 2011

Libertà - Jonathan Franzen

La 'Libertà' cui allude il titolo dell'omonimo romanzo di Jonathan Franzen è un concetto dalle molteplici sfaccettature. In primis si intende la libertà di ogni specie animale a vivere e popolare il pianeta terra, come ci ricorda la dendroica cerulea raffigurata in copertina, l'uccello canoro in più rapido declino del Nordamerica, piccolo e azzurrognolo. Franzen è un appassionato birdwatcher e uno dei protagonisti del romanzo, Walter Berglund, è un ambientalista convinto, che fonda un gruppo impeganto nella conservazione di una specie, la dendroica cerulea, appunto, che rischia l'estinzione a causa del progressivo abbattimento delle foreste degli Appalachi e degli Ozark. 'Il suo amore per le creature di cui cercava di proteggere l'habitat era basato su una proiezione: sull'identificazione con il loro desiderio di non venire disturbate da chiassosi esseri umani'. La libertà delle specie animali ed il loro diritto alla vita si scontrano con il raddoppio della popolazione umana ed il conseguente problema delle risorse. Sovrappopolazione e sostenibilità sono due temi cari a Walter fin dai tempi del college e per i quali si batterà, scontrandosi con le istituzioni e la stampa e compromettendosi con le grandi industrie del carbone. Ma 'Libertà' è molto più di un romanzo ecologista: il romanzo di Franzen, infatti, appartiene al genere del Grande Romanzo Americano ed ha le caratteristiche per divenire un classico moderno. In poco più di 600 pagine, Franzen racconta la storia dei coniugi Berglund, Walter e Patty, delle loro origini e dei loro genitori, dei loro figli Joey e Jessica, tra St. Paul e Washington. Fa' dunque da sfondo alla vicenda l'America contemporanea, un paese che ha fatto della libertà e della ricerca della felicità due capisaldi. L'America è 'il paese della libertà, il luogo dei grandi spazi aperti dove un figlio poteva ancora sentirsi speciale'. L'America è 'il paese che offre a ciascuno un'occasione, concedendogli la libertà di sfruttare al meglio i propri talenti', di essere faber fortunae suae, di arricchirsi, se le cose vanno bene, o di cadere in miseria, se si fanno le scelte sbagliate. 'La gente è venuta in questo paese per cercare soldi o libertà. Se non hai soldi, ti aggrappi ancora più rabbiosamente alle tue libertà. (...) Sarai anche povero, ma l'unica cosa che nessuno ti potrà mai togliere è la libertà si sputtanarti la vita come ti pare e piace'. Il libero arbitrio, la libertà di scelta e anche di sbagliare sono la traduzione nel privato delle libertà civili e personali offerte e garantite dall'America e più generalmente dagli stati democratici. Essere liberi cittadini ed essere liberi di scegliere comporta il chiedersi come bisogna vivere, scegliendo da che parte stare e lottando perchè quella parte vinca. 'Usa bene la tua libertà' è il monito inciso su una lapide nell'edificio centrale del college di Philadelphia frequentato da Jessica. Essere liberi comporta una responsabilità molto grande, quella di fare la scelta giusta. Possiamo parlare di un vero e proprio 'peso della libertà', che finisce per gravare sulle 'anime nere' del romanzo, Patty soprattutto, che sprofonda nella depressione perchè incapace di gestire la propria libertà. 'C'era una libertà più generale che la stava uccidendo, e lei se ne rendeva conto ma non riusciva a rinunciarvi'. 'Ogni giorno aveva a disposizione l'intera giornata per escogitare un modo di vivere dignitoso e soddisfacente, eppure tante possibilità di scelta e tanta libertà sembravano solo renderla più infelice. L'autobiografa è quasi costretta a concludere che si compativa proprio perchè era libera.' 'Dopotutto esiste una felicità nell'infelicità, se si tratta dell'infelicità giusta.' Diventa dunque essenziale darsi dei valori per vivere bene. Se la caratteristica saliente di Walter Berglund è la sua miracolosa bontà, altri pesonaggi, invece, come Patty e Richard Katz, il musicista migliore amico di Walter, pur sforzandosi di essere brave persone, rivelano la loro natura 'cattiva' nel momento in cui tradiscono la fiducia di Walter. L'errore generato dall'incapacità di gestire bene la libertà determina così un'altra libertà, quella della separazione dei coniugi Berglund dopo 26 anni di matrimonio. 'Era come se fosse bastato sbarazzarsi di lei per diventare una persona più libera'. Una volta separati, Walter e Patty sono liberi: liberi di provare a rifarsi una vita, Patty con Richard e Walter con la sua assistente, Lalitha. Ma di fronte al fallimento del rapporto con Richard e alla morte di Lalitha, Walter e Patty acquisiscono una nuova libertà, quella di perdonare e tornare alla loro vecchia vita. Libertà, ecologia, politica, sovrappopolazione, ornitologia, ma anche amore, sesso, amicizia, tradimento, competitività: questi i temi affrontati in modo mai banale da Franzen nel suo ultimo romanzo. Da leggere.

mercoledì 30 marzo 2011

I quaderni di don Rigoberto - Mario Vargas Llosa

Quello che m'interessa, quello che mi fa godere e soffrire, non è il mondo di mascalzoni semoventi di cui io e lei facciamo parte, ma è quella miriade di esseri animati dall'immaginazione, dai desideri e dall'abilità artistica, presenti in quei quadri, libri e incisioni che con pazienza e amore di molti anni son riuscito a raccogliere.
I quaderni di don Rigoberto che danno il titolo all'omonimo romanzo del premio nobel Mario Vargas Llosa sono i quaderni ai quali il protagonista, Rigoberto appunto, negli anni ha affidato le proprie riflessioni e fantasticherie, e dai quali emerge il suo amore totalizzante per le arti e la letteratura, per Parigi, città in cui Llosa ha vissuto, e quello più erotico e sensuale per la seconda moglie, doña Lucrecia, dalla quale è separato. 'Soprattutto da quando la moglie era andata via, non c'era notte in cui l'insonnia non lo spingeva ad alzarsi quando era ancora buio, a cercare tra le carte e gli scarabocchi dello studio il balsamo per la sua nostalgia e la sua solitudine'. Mosso dalla nostalgia per Lucrecia, Rigoberto effettua una vera e propria fuga dalla realtà, e, pensando e fantasticando, si appaga della sua attività immaginifica notturna a compensazione di una realtà dolorosa difficile da affrontare. La realtà viene da Rigoberto filtrata attraverso le sue conoscenze artistiche e letterarie, in modo da elevarsi dalla sua intrinseca mediocrità, divenendo simile ad un quadro o venendo assimilata ad un'immagine evocata da un episodio di un'opera narrativa. Lucrecia, ad esempio, è per Rigoberto come la Danae dipinta da Klimt, come la modella di L'origine du monde di Courbet o come la Maya desnuda di Goya ed ha 'una bellezza delacroixiana'. O ancora, Lucrecia e il suo spasimante Modesto, detto Pluto, arrivano a Venezia in un 'mattino impressionista, sole possente e cielo blu mare'. Come se fosse alla continua ricerca di qualcosa da leggere o ammirare, Rigoberto usa i racconti di Lucrecia per ascoltare storie e lavorare di immaginazione. Rigoberto, vedovo della prima moglie, ha grandi orecchie da Buddha o da Dumbo, un naso bellicoso e senza vergogna, ed è quasi calvo. Praticamente privo di attrattive fisiche, è alquanto strambo ma di famiglia per bene e con i soldi. Direttore della compagnia di assicurazione La Pericholi, 'come lo sono stati Kafka e Wallace Stevens', sposa doña Lucrecia in seconde nozze e rimane sposato con lei per dieci felici anni durante i quali condivide con lei fantasie e manìe nella loro casa di Barranco, fuori Lima, in Perù. Di Rigoberto conosciamo il pensiero proprio attraverso i suoi scritti. Rigoberto si definisce 'homo urbanus fino alla consunzione delle ossa' poichè ama solo la Natura passata attraverso l'arte o la letteratura ma non la 'Natura al naturale', che sostituirebbe volentieri con la civiltà e città piene di gallerie, musei, biblioteche, ristoranti, etc. Rigoberto biasima chi pratica sport fine a se stesso e giustifica la pratica sportiva solo come mezzo per trascendere la propria condizione animale, attingendo il sacro ed innalzandosi ad un piano di intensa spiritualità. Rigoberto è inoltre ostile nei confronti delle associazioni e dei club più o meno prestigiosi, poichè l'associazionismo sottintende la disindividualizzazione e la robotizzazione dell'individuo anzichè promuovere l'individuo libero e sovrano. Perfino la religione viene vista come coercitiva nei confronti della libertà umana, implicando 'il greggismo processionale e la rinuncia all'indipendenza spirituale'. Rigoberto si dice 'contro l'istituzionalizzazione dei sentimenti e della fede ma a favore dei sentimenti e della fede'. Dalla prima moglie, Rigoberto ebbe un figlio, Alfonso, detto Fonchito, che dal padre eredita la psicologia intricata, la fantasia contorta, le manìe ed il potere di sedurre. Bello come un arcangelo o un piccolo dio pagano, tutto di Alfonso sembra opera di un esteta professionista. Cherubino vestito con la divisa della scuola, Fonchito sembra trasudare virginea innocenza ed essere l'incarnazione della purezza e un modello di innocenza e virtù mentre in realtà è un demonietto ammaliatore ed opportunista che, con le sue perversioni e bugie, ha causato la separazione fra il padre e la matrigna. Il misfatto è sempre solo accennato e mai descritto ma si intuisce fin dalle prime pagine che la matrigna deve aver tradito il marito con il ragazzino, come peraltro si racconta nel romanzo dello stesso Llosa 'L'Elogio della Matrigna', di cui 'I quaderni di don Rigoberto' possono essere considerati una continuazione. Alfonso, che all'epoca dei fatti narrati ha dieci anni ed è un allievo dell'accademia d'arte, è appassionato della pittura di Egon Schiele, al quale sente di assomigliare, convinto che avrà una fine tragica come la sua, e si perde nelle fantasie del suo pittore preferito, coinvolgendo in esse la matrigna Lucrecia e la cameriera Justiniana ed inducendole ad interpretare per lui le modelle dei quadri più scabrosi di Schiele. In un gioco astuto e perverso di inganni ed equivoci, Alfonso, ottenuto il perdono di Lucrecia per aver causato la separazione, si adopera perchè la matrigna e Rigoberto si riappacifichino e tutti e tre possano tornare a vivere insieme nella grande casa di Barranco. Doña Lucrecia inizia a ricevere appassionate lettere anonime contenenti particolari che solo Rigoberto conosce e che pertanto ritiene da lui scritte e inviate e, rispondendo alle missive, inizia il processo di riavvicinamento al marito. Il romanzo è un continuo alternarsi tra le fantasticherie notturne di Rigoberto a casa Barranco e i racconti delle visite di Alfonso alla matrigna e a Justiniana confinate all'Oliveto di San Isidro. Oltre a ciò, leggiamo le lettere che ora Rigoberto, ora Lucrecia credono di ricevere l'uno dall'altra. La vera protagonista del romanzo è tuttavia l'immaginazione, nel cui mondo ci introduce la citazione dall'Hyperion di Hölderlin dell'inizio del romanzo:
L'uomo è un dio quando sogna e un mendicante quando riflette.
Oltre all'immaginazione è un tratto saliente del romanzo l'amore per la cultura, che trasuda dai quaderni di Rigoberto, oltre che nei contenuti, nella forma. Una sintassi complessa, un linguaggio letterario, una prosa lucida e raffinata caratterizzano le lettere che Rigoberto scrive senza spedire a destinatari immaginari trattando disparati argomenti.
I quaderni di don Rigoberto non sono solo un raffinato romanzo pervaso di sensualità ed erotismo, che non scade mai nella volgarità, ma un meraviglioso viaggio nella e dell'immaginazione sostenuto dall'arte e dalla letteratura.

giovedì 24 marzo 2011

Just Kids - Patti Smith

Un giorno d'estate indiana ci agghindammo con le nostre cose preferite - io sandali beatnik e sciarpe sbrindellate, Robert con le sue amate collanine e il gilet di montone. (...) Camminavamo diretti alla fontana, quando una coppia più anziana si fermò e ci fissò sfacciatamente. A Robert piaceva essere notato, così mi strinse la mano con fare affettuoso. 'Oh, fagli una foto', disse la donna al suo amato marito. 'Penso che siano degli artisti.''Oh, avanti,' fece lui scrollando le spalle. 'Sono soltanto ragazzini.'
Robert Michael Mapplethorpe, controverso fotografo statunitense, morì a causa delle complicazioni conseguenti all'AIDS il 9 Marzo 1989. Prima che Robert morisse, Patti Smith, che tra la fine degli anni '60 e per tutti gli anni '70, ne era stata prima la compagna, continuando poi ad esserne l'amica, il punto di riferimento e la musa ispiratrice, promise a Robert che avrebbe scritto la loro storia. Essendo le vite di Patti e Robert intimamente ed artisticamente legate, 'Just kids' è contemporaneamente autobiografia di Patti Smith e biografia di Robert Mapplethorpe. 'Just Kids' copre gli anni dal 21 Luglio 1967, data del pimo incontro tra Patti e Robert, e la primavera del 1979, quando Patti lascia New York per iniziare una nuova vita con il suo futuro marito, Fred 'Sonic' Smith. Di quegli anni Patti smith racconta la nascita e l'evoluzione del rapporto personale con Robert ma anche e soprattutto il percorso artistico intrapreso dai due e l'influenza reciproca che ebbero sui loro lavori. Se Patti Smith sembra conoscere se stessa molto bene da subito e utilizzare l'arte per esprimersi - prima il teatro e la poesia, poi la musica -, Robert compie un percorso inverso, cercando cioè di scoprire la propria identità anche sessuale, utilizzando la fotografia per effettuare questa lunga e dolorosa ricerca. La vita di Patti e Robert a New York è molto bohèmien: sono poveri e ai margini della società, vivono alla giornata, Robert fa uso di sostanze stupefacenti, amano l'arte e la bellezza, leggono, scrivono, dipingono, fotografano incuranti delle esigenze più fisiche e materiali, circondandosi di altri artisti più o meno famosi, da Andy Warhol a Deborah Harry. Patti Smith legge e piega i ricordi antecedenti all'incontro con Robert come se la sua vita tendesse a quel fatidico 21 Luglio - un inconveniente comune a molte autobiografie quello di interpretare la propria vita secondo l'aspetto che se ne vuole mettere in risalto - ma per il resto Just Kids è un'accorata celebrazione di Robert Mapplethorpe e della sua arte. Patti si pone un passo indietro a Robert, permettendogli di ricevere tutti gli applausi che merita senza oscurarlo mai.

giovedì 3 marzo 2011

Avventure della ragazza cattiva - Mario Vargas Llosa

Mi era bastato vederla per capire come, pur sapendo che ogni rapporto con la niña mala era destinato all'insuccesso, l'unica cosa che realmente io desideravo nella vita con la passione con cui gli altri perseguono la fortuna, la gloria, il successo, il potere, era avere lei, con tutte le sue bugie, i suoi imbrogli, il suo egoismo e le sue sparizioni. Una huachaferìa senza dubbio...

'Avventure della ragazza cattiva', pubblicato in Italia nel 2006, è un romanzo di Mario Vargas Llosa, scrittore peruviano, vincitore del premio Nobel per la letteratura nel 2010 per «la propria cartografia delle strutture del potere e per la sua immagine della resistenza, della rivolta e della sconfitta dell'individuo».
Il romanzo racconta la trentennale storia d'amore e dell'insana ed estrema passione fra due peruviani, la 'niña mala', la ragazza cattiva, appunto, e il 'niño bueno', Ricardo Somocurcio, un 'pichiruchi' che dice 'huachaferìas', che è anche l'io narrante del romanzo. Le avventure della niña mala costituiscono infatti lo spunto per Ricardito per scoprirsi scrittore e per fare della sua vita un romanzo.
Perchè hai sempre voluto essere uno scrittore e non ne avevi il coraggio. Adesso che sto per lasciarti solo, puoi approfittarne, così non ti mancherò troppo. Almeno, confessa che ti ho dato un buon argomento per un romanzo. No, niño bueno?
In ogni capitolo del libro le avventure della niña mala si ripetono con uno schema molto simile: un incontro fortuito ed inatteso fra Ricardo e la niña mala, due chiacchere, Ricardo si arrende al potere che la donna esercita su di lui, un più o meno breve idillio fasullo che porta il niño bueno ad illudersi che la ragazza cattiva resterà con lui fino alla sparizione improvvisa dell'amata, che lo lascerà malconcio, ferito ed instupidito a leccarsi le ferite che egli curerà buttandosi a capofitto nel suo lavoro di interprete e traduttore fino a scoprirsi scrittore. Ogni capitolo del romanzo corrisponde dunque ad un capitolo della vita di Ricardo e ad un'avventura della niña mala, accompagnata da una trasformazione fisica e dell'aspetto della donna oltre che da un cambiamento di identità circondato da una buona dose di menzogne. La niña mala dell'inizio del romanzo è una bella fanciulla che si fa chiamare Lily e si fa passare per una ricca ragazza cilena. Siamo a Miraflores, un paese sulla baia di Lima, in Perù, nei primi anni Cinquanta. Ricardito è un quindicenne orfano di entrambi i genitori affidato alla zia Alberta, che sogna di vivere a Parigi e la cui vita di adolescente viene sconvolta dalla cilenita che gli dice sempre no. In realtà Lily è una povera peruanita che si scoprirà alla fine del romanzo chiamarsi Otilia ed essere figlia di una cuoca e di Arquìmedes, un costruttore di frangiflutti. La peruanita, vergognandosi della propria estrazione sociale e dei propri genitori, subendo il razzismo, la discriminazione, l'esclusione, le frustrazioni ed il pregiudizio indotti dal suo stato all'interno della società peruviana, decide di lasciare per sempre il suo paese e, allontanando da sè il ricordo dell'infanzia e della prima giovinezza, diviene una ragazza fredda e calcolatrice, ipocrita e cinica. Maliziosa, insolente, sfrontata, provocatoria, civetta e dalla personalità indomita ed imprevedibile, per tutta la vita la niña mala persegue il suo fine di ottenere quella ricchezza e quel rispetto che in patria le era stato impossibile ottenere, sposando via via uomini sempre più ricchi ma anche sempre più corrotti nell'animo e privi di morale e tenendo tuttavia come punto fermo nella sua esistenza il niño bueno, suo fedele innamorato, a cui egoisticamente si rivolge per farsi aiutare quando è nei guai, seducendolo ed abbandonandolo ogni volta. Dopo essere stata Lily, la niña mala si trasforma nella compagna Arlette, una borsista del MIR che diviene guerrigliera sull'onda della febbre della rivoluzione cubana; Ricardo la incontra a Parigi, dove egli si è trasferito e dove ha iniziato a lavorare come traduttore all'Unesco. La compagna Arlette, a Cuba per l'addestramento militare, diviene l'amante del comandante Chacòn, braccio destro di Osmani Cienfuegos. Sempre a Parigi Ricardo incontra una nuova niña mala, Madame Robert Arnoux, moglie di un dipolomatico francese che poi abbandona dopo avergli rubato tutto il denaro dal conto corrente segreto in Svizzera. La ex cilenita, ex guerrigliera, ex madame Robert Arnoux, fa di nuovo la sua comparsa nella vita di Ricardo a Londra, dove egli si reca di tanto in tanto per lavoro: ora la niña mala è Mrs. Richardson, moglie messicana di un ricco broker sessantenne appassionato di cavalli che vive a Newmarket. Ma tra tutti un legame lascerà profonde ferite fisiche e mentali alla niña mala, quello con Fukuda, una sorta di Otello giapponese, per il quale la ragazza cattiva, che ora si fa chiamare Kuriko, contrabbanda merce illegale in Africa. Completamente plagiata dall'uomo, che ne fa ciò che vuole, Kuriko verrà alla fine abbandonata, malata, spaventata, preda di attacchi di panico e di un forte esaurimento fisico e mentale. Curata grazie al niño bueno, la niña mala subirà un'ultima traformazione, quella in perfetta sposa di Ricardo a Parigi, con una vita senza sorprese, senza misteri, priva di avventure e con una rigorosa routine. La signora Somocurcio si stancherà presto della sua vita piccolo borghese, lasciando per l'ennesima volta Ricardo per un altro uomo.
Se il tema dell'amore impossibile, che segue strade tortuose e che si presenta nelle forme dell'ossessione, della morbosità, del delirio ma anche della tenerezza e della cura, non è originale, ciò che rende straordinario ed interessante 'Avventure della ragazza cattiva' è il contesto spazio-temporale: Vargas Llosa, peruviano di origine, che fin da giovane ha respirato aria europea, vivendo a Madrid, Parigi e Londra, sa sapientemente collocare la vicenda tra il Perù e le tre capitali europee, tra i primi anni Cinquanta fino agli anni Ottanta. Ne emerge uno splendido ritratto del contesto socio-culturale della vita di quegli anni, tra una Parigi tardo-esistenzialista, la swinging London dei Beatles, dei Rolling Stones e degli hippy, tra una Newmarket con la passione molto British per i cavalli, una Tokyo perversa e sadomasochista e una Madrid internazionale, rinnovata dalla movida. Sullo sfondo, l'amara storia del Perù, tra democrazia e dittatura militare, tema molto caro all'autore. Sull'onda della rivoluzione cubana, infatti, il paese, in cui vigeva un governo democratico, presieduto da Bellaunde Terry, viene sconvolto dalla guerriglia militare del Mir (Movimento de Izquierda Revolucionaria), che l'esercito reprime fino a che, il 3 Ottobre del 1968, i militari, guidati da Juan Velasco Alvarado, organizzano il cuartelazo che pone fine alla democrazia ed instaurano una dittatura militare. Nei dodici anni di dittatura il Perù sprofonda nella miseria, nell'ignoranza e nella brutalità anzichè progredire. Nel 1980 torna la democrazia e i peruviani rieleggono Terry, richiamandolo dall'esilio. Il secondo governo Terry, salvo ripristinare i canali televisivi ed i giornali espropriati dalla dittatura di Velasco Alvarado, non osa annullare nessuna delle pseudoriforme, impoverendo ed inasprendo il Perù ancora di più e provocando una fortissima inflazione. Inizia la rivoluzione armata di Sendero Luminoso che durerà per tutti gli anni '80 e causerà 60.000 tra morti e desaparecidos. 'I sequestri, le bombe dei terroristi, la distruzione di ponti, strade, centrali elettriche, l'atmosfera di insicurezza e di vandalismo, avrebbero ritardato per molti anni ancora il decollo del paese verso la modernità.' Nel 1985 l'Apra con Alan Garcìa vince le elezioni. Le sue politiche, tuttavia, l'inflazione, la nazionalizzazione, la rottura con gli organismi di credito, il controllo dei prezzi e dei cambi, la caduta dell'occupazione e del livello della vita determinano il disastro economico del Perù. Mario Vargas Llosa, pur vivendo in Europa, continua ad amare profondamente il suo paese ed il suo popolo in difficoltà e sente fortemente la necessità dell'impegno, non solo letterario, ma anche civile e politico. Per questo si candida alle presidenziali in Perù nel 1990, uscendone sconfitto da Alberto Fujimori. In aperto contrasto con la politica peruviana, Vargas Llosa prende la nazionalità spagnola.
C'è un tema che vale la pena sottolineare e che avvicina molto il Ricardo Somocurcio all'autore stesso. Entrambi infatti sono peruviani e vivono in Europa, ed entrambi si sentono stranieri sia in Perù sia in Francia. 'In Francia un metèque, in Perù più straniero che a Parigi'. Ricardo si sente un essere senza radici, un fantasma, e il suo ruolo di traduttore ed interprete accentua tutto ciò. Un traduttore e interprete, infatti, è senza apparire, 'sparisce nel mestiere' come un cavaliere inesistente. Sarà proprio l'attività di scrittore a fine romanzo a restituire personalità e spessore a Ricardo.

domenica 27 febbraio 2011

La versione di Barney - Mordecai Richler

Giurai, e rimasi con lui finchè non smise di tremare, scivolando in un sonno profondo. Ma lo avevo visto andare in pezzi davanti ai miei occhi, e questo, caro lettore, è un modo sicuro per farsi un nemico.
Non so raccontare una storia senza storcerla. Per dirla tutta sono un contaballe nato. Ma del resto cos'altro è uno scrittore, anche se alle prime armi come me?
Il 24 Settembre 1996, in una radura sul monte Groulx, nei pressi di un lago a nord di Montreal, nei Laurentians, vengono ritrovati i resti di Bernard 'Boogie' Moscovitch, scomparso il 7 Giugno 1970. Terry McIver, nella sua autobiografia intitolata 'Il tempo, le febbri', accusa Barney Panofsky, che aveva conosciuto e frequentato a Parigi negli anni '50 insieme a Boogie, di aver picchiato la moglie, di essere un plagiario, uno spacciatore, un alcolizzato con tendenze violente e, non da ultimo, l'assassino di Boogie. Sotto la spinta delle accuse di McIver e nella vaga speranza che la terza moglie di Barney, Miriam, leggendola, si senta oppressa dal rimorso, Barney decide di dare la sua versione dei fatti - la versione di Barney, appunto - scrivendo 'la vera storia della mia vita dissipata', che è fatta essenzialmente di oltraggi da vendicare e ferite da rimarginare. Barney, figlio di Izzy Panofsky, il primo ebreo di Montreal a entrare nella polizia e a diventare ispettore, è un ricco ebreo di Montreal, cresciuto nel vecchio quartiere ebraico e operaio, che, dopo essersi occupato di import-export tra Francia e Canada, diviene produttore televisivo a capo della Totally Unnecessary Productions. Praticamente alcolizzato, si definisce un uomo cattivo, che gode nel vedere gli altri trascinati nella polvere, e un vecchio misantropo che vende pattume televisivo. Ciò che produce per la TV lo ripugna, rendendolo bilioso e pieno di rimpianti per aver buttato via la vita. Sgradevole, volgare e bruttino agli occhi altrui, è tuttavia il primo a riconoscere i propri difetti; ha uno spiccato senso dell'umorismo ed un certo gusto per il paradosso. Come padre è stato impaziente, critico e punitivo e ha con i figli un rapporto conflittuale. Barney soffre di insonnia per cui passa le ore della notte a ripensare 'al film della sua vita, cercando di tagliare - e in qualche caso rigirare - tutte le scene che non erano venute bene'. Accanito tifoso di hockey, ama ballare il tip tap con la paglietta in testa. Quando Barney scrive ha 67 anni e soffre di Alzheimer, ereditato dalla madre, pertanto la sua autobiografia presenta imprecisioni, sviste e lapsus dovute ai vuoti di memoria che caratterizzano la malattia. Sarà uno dei tre figli di Barney, Michael, a correggere il manoscritto prima della sua pubblicazione; di Mike sono tutte le note a piè di pagina e il poscritto, nel quale si chiarisce il mistero della scomparsa e della morte di Boogie.
Il romanzo è diviso in tre parti, ciascuna dedicata ad una delle tre mogli di Barney: Clara Charnofsky (1950 - 1952), la Seconda Signora Panofsky (1958 - 1960)e infine Miriam, il grande amore di Barney, dal 1960.
Clara 'la pazza' è una donna ebrea che, fin da bambina, non riesce ad accettarsi come tale e pertanto arriva a disconoscere i propri genitori. Internata in manicomio in seguito a diversi tentativi di suicidio, subisce l'elettroshock e assumerà tutta la vita farmaci psicotropi contro la depressione. Cleptomane e promiscua persino in gravidanza, 'la scandalosa Clara' è una figura tormentata e complessa che esprime il proprio essere irrisolta attraverso l'arte. Poetessa e pittrice, dopo il suicidio conseguente il divorzio da Barney, diviene, anche grazie alla fondazione creata dal cugino Norman Charnofsky, un'icona del femminismo, 'un santino'. Barney conosce Clara durante il suo soggiorno parigino e la sposa quando scopre che è incinta. Clara perde il bambino al settimo mese e Barney, in modo tragicomico, scopre che in realtà non era suo ma di Cedric Richardson, aprendo finalmente gli occhi su tutti i tradimenti subiti dalla moglie e chiedendole il divorzio. Per un malinteso con Barney, Clara si suicida nel loro appartamento. Tornato a Montreal dopo 'il biennio di baldoria sulla Rive Gauche', oscillando fra il senso di colpa per il suicidio di Clara e il senso di sfida nei suoi confronti, Barney decide di condurre una rispettabile vita borghese e per questo sposa l'innominata Seconda Signora Panofsky. Non un matrimonio d'amore ma il frutto di una scelta razionale e di un bisogno di tranquillità dopo il matrimonio turbolento con Clara. Ereditiera ebrea, la Seconda Signora Panofsky è estremamente vitale e logorroica, 'una bomba a orologeria', affetta da una sorta di bulimia culturale, che non sopporta perdere tempo e per questo organizza le sue giornate e quelle di Barney in un susseguirsi incessante di attività diverse, che annota su un taccuino e spunta man mano. 'Nostra signora delle liste', è una shoppaholic che Barney corteggia per un brevissimo periodo prima di sposare. Ma proprio al ricevimento di nozze, Barney conosce e si innamora di Miriam Greenberg. Miriam è una bellissima donna ebrea dagli occhi blu, con lunghi capelli neri e una figura elegante e aggraziata. Filantropa, non tollera le bugie come conseguenza del trauma del libertinaggio del padre che rimane per lei un'ossessione per tutta la vita e che porterà al divorzio da Barney dopo il suo unico tradimento in trentuno anni di vita coniugale. Dal matrimonio di Barney e Miriam nascono tre figli, che al tempo del racconto sono ormai adulti: il già citato Michael, che vive a Londra con la moglie Caroline, la nazisalutista, Saul, che vive a New York e passa da una relazione all'altra, e Kate, che vive a Toronto, dove vive anche Miriam con il secondo marito, Blair, dopo il divorzio da Barney. Barney, che considera Miriam la sua redenzione e il suo premio, passa tutta la vita nel timore di perdere la moglie o che a lui possa succedere qualcosa di terribile per una sorta di legge del contrappasso divino; nel timore di perdere la sua adorata Miriam, Barney la allontana dal lavoro e dai vecchi amici finchè Miriam, una volta che tutti i figli hanno lasciato casa, soffrendo della sidrome del nido vuoto e sentendosi irrealizzata, tornerà a lavorare, conducendo un programma radiofonico. La voce di Miriam alla radio sarà per molti anni l'unica forma di contatto con lei; Barney finge che la voce di Miriam provenga dal bagno anzichè dalla radio e sogna di essere ancora sposato.
In realtà la suddivisione del romanzo in tre parti è una formalità poichè, a causa dell'Alzheimer, in ciascuna di esse i ricordi di Barney passano continuamente dal passato al presente, da una moglie all'altra, in un susseguirsi di voli pindarici che seguono il suo flusso di coscienza. Tutto ciò rende La versione di Barney una lettura impegnativa ma lo sforzo soprattutto iniziale viene ampiamente ripagato durante la lettura. La vita di Barney, infatti, è straordinaria, ricca di avvenimenti e costellata di personaggi anche illustri. Tragicomica e irriverente, presenta anche delle analogie con la vita dell'autore anche se Mordecai Richler non ha mai dichiarato apertamente che Barney fosse un suo alter-ego.
La versione di Barney, pubblicato nel 1997, è divenuto un caso letterario in Italia nel 2001. Nel 2010 Richard J. Lewis ne ha fatto una trasposizione cinematografica con Paul Giamatti e Dustin Hoffman.
Finchè gli è rimasto un minimo di lucidità, Barney Panofsky ha mantenuto fede alle proprie convinzioni. E cioè che la vita è assurda e che nessuno di noi, in pratica, capisce gli altri.

martedì 8 febbraio 2011

!Viva la vida! - Pino Cacucci

Frida Khalo è divenuta un mito moderno, simbolo della forza di volontà che si sublima nell'arte, una figura che affascina ed ispira tutt'oggi schiere di giovani e di quanti aspirano a divenire artisti. Anche la poetessa del rock, Patti Smith, nella sua autobiografia 'Just Kids' dichiara, dopo aver letto la biografia di Diego Rivera e Frida Kahlo regalatale dalla madre per il sedicesimo compleanno, di 'immaginarsi come Frida per Diego, entrambi musa e creatore', sognando di diventare la 'dama di un artista', col quale lavorare fianco a fianco, amandolo e sostenendolo. La figura di Frida è tanto affascinante e attuale da ispirare una nuova opera narrativa: !Viva la vida! di Pino Cacucci.
!Viva la vida! non è l'ennesima biografia di Diego e Frida o un romanzo storico: il libro di Cacucci, scrittore e sceneggiatore, che ha molto viaggiato in Messico, prende la forma di un monologo pronunciato da Frida nella Casa Azul di Coyoacàn alla fine dei suoi giorni. Frida racconta come da un palco di teatro la sua vita e la sua arte, l'amore per Diego, la passione per la politica che li accomuna ed il suo comunismo romantico, la sofferenza fisica indotta dall'incidente dell'autobus e i patimenti amorosi per le infedeltà di Diego. Nel suo monologo Frida, che 'aspetta felice la partenza', parla tra sè e sè ma anche ad un lettore che sembra stare seduto in platea ad ascoltarla. Fa da rumore di fondo alle parole di Frida la pioggia, che sembra fare da colonna sonora all'intera sua vita, accompagnandola nel giorno della nascita e in quello dell'incidente dell'autobus, che la lascerà storpia e lacerata nell'animo, in un susseguirsi di stagioni delle piogge, quando in Messico 'sbocciano fiori ovunque, fiori di una bellezza selvaggia e prepotente, un'esplosione di vita' e si può dire a gran voce Viva la vida!. La pioggia rappresenta in prima istanza le lacrime che Frida ha pianto e piange ma ha anche una funzione catartica, come se avesse il potere di lavare via il dolore di una vita. Ed è a Thaloc, Signore della Pioggia, e a Coatlicue, la dea Morte generatrice di Vita, - la Pelona - entrambe divinità azteche, che Frida si rivolge sul finale, aspettando che vengano a prenderla e a donarle finalmente quella pace e quel riposo dalla sofferenza che la vita non aveva voluto donarle.
Il libro è breve ma dalle sue pagine emerge un ritratto di Frida a tutto tondo, forte, incisivo ed appassionato. L'incidente del 17 Settembre 1925, quando l'autobus su cui viaggia Frida si schianta e la ragazzina viene trafitta da un corrimano, in una pioggia di polvere d'oro fuoriuscita dal sacchetto di un artigiano, è la causa degli immani patimenti fisici di Frida ma anche il punto di partenza della sua vita artistica: è per sfuggire all'immobilità forzata della convalescenza, alla solitudine indotta dal suo essere costretta a letto prima e dall'essere divenuta storpia poi, che Frida si avvicina alla pittura, facendone strumento di espressione di sè e del proprio mondo interiore. 'Io dipingo me stessa. Il mio dolore. Il mio lottare e sconfiggere la Pelona ogni giorno, ogni ora, ogni istante.' Ed è grazie alla pittura che Frida conosce, ama e sposa 'il discusso Diego Rivera', muralista, l'artista più famoso del Messico, 'comunista, senzadio, divorziato, che beveva troppo e aveva per giunta fama di passare da un letto all'altro', brutto e grasso, ma che per Frida è 'come un cactus messicano: forte e possente, cresciuto nella sabbia e nella pietra vulcanica, irto di spine per gli estranei e con un cuore di dolce tenerezza che solo a lei svela.' I sentimenti di Frida per Diego oscilleranno sempre tra amore e odio a causa delle continue infedeltà di lui ma non cesseranno mai di esistere, anche dopo il tradimento con la sorella di Frida, Cristina, anche dopo la separazione ed il divorzio, per culminare in un secondo matrimonio. 'Diego, la mia vita e la mia morte. La mia malattia, la mia guarigione.' 'Ho amato Diego. L'ho odiato. E' stato la causa e l'effetto. Il sole e la luna...'.
'La morte può essere crudele, ingiusta, traditrice... Ma solo la vita riesce ad essere oscena, indegna, umiliante'. Nonostante gli insistenti e continui corteggiamenti della Pelona, la Morte, nonostante ogni giorno sia fatto di sofferenza e patimenti indicibili, Frida è e rimane sempre, ostinatamente, rabbiosamente attaccata alla vita, che vive con passione, in modo intenso e coinvolgente. L'arte, la politica, l'amore, gli ideali, la fede nella rivoluzione, la maternità mancata: Frida mette tutta se stessa in ciascuno di questi ambiti. Non c'è rabbia o delusione, rammarico o tristezza nelle parole di Frida. L'artista con 'ali di gabbiano nero' come sopracciglia usa parole che nascono dalla consapevolezza che la vita è patimento, conseguenza di una sorta di fatalismo che affonda le sue origini nell'antica cultura maya, ma ha la disperata urgenza di esprimere la propria vitalità nonostante tutto. !Viva la vida! è il suo motto ed il suo insegnamento.